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domenica 27 marzo 2011

The Social Network



Come Mark Zuckerberg si è ritrovato da nerd (un po' sfigato) di Harvard ad essere il più giovane miliardario della storia, attraverso la creazione di (the) Facebook.

Partiamo dalla fine: il film di Fincher (7even, Zodiac, Fight Club) è ottimo, uno dei migliori del 2010 (assieme a Somewhere e Inception). Ritmo incalzante, dialoghi scoppiettanti, ben diretto, attori ottimi, colonna sonora perfetta (ci sono i Beatles, addirittura!). Avrebbe meritato di più dei 3 premi Oscar tecnici che ha vinto.  E' un peccato che in Italia, sia stato venduto come il film su Facebook: non c'entra nulla.
E' un film, infatti, sulla vendetta, sul complesso di inferiorità, sulla nuova economia, sulla lotta di classe. E sulla solitudine. Facebook non c'entra nulla, è solo il mezzo attraverso il quale Fincher racconta la storia di Zuckerberg.

Il conflitto con i Winkelvoss (che rifacciano a Mark di avere rubato loro l'idea del social network) non è meramente economico, o sulla proprietà intellettuale di Facebook. E' una lotta di classe. E' la guerra tra la nuova economia tecnologica e quella vecchia dei codici legali e del capitalismo d'una volta. Sono i nerd che mettono all'angolo gli yuppies. E' il computer di Palo Alto che distrugge l'ufficio di rappresentanza a New York.
La guerra legale con l'ex amico Eduardo nasce prima di tutto per l'invidia che Zuckerberg prova nei suoi confronti. Non perché più intelligente o più ricco, ma perché, semplicemente, più integrato di lui. Più a suo agio con le donne. Più cool. Non sono, ancora una volta, i soldi, a muovere Mark, ma il suo desiderio di vendetta. La sua voglia di scalfire le regole vigenti sull'accettazione sociale. Chi l'ha detto che i canottieri, o gli adepti di un club di Harvard, debbano essere migliori di un nerd che usa solo pc Apple?

Ma è anche un film sull'amore e sulla solitudine. L'impacciato geek (a tratti un  po' sociopatico) di Harvard, crea Facebook prima di tutto per vendicarsi della propria (ex) ragazza. Non è mosso dai soldi o dal potere, ma dalla sempre necessita di affermarsi socialmente, di legittimare la sua esistenza. Di provare alla ragazza che lui è in grado di farcela, di arrivare. Che ha fatto una scelta sbagliata, scaricasndolo.
Ci sono due scene chiave nel film che testimoniano la solitudine di Mark e la forza del suo (non) rapporto con la sua ex fidanzata. La prima si svolge in discoteca: Sean Parker (un credibile Justin Timberlake) gli racconta di come abbia fondato Napster per vendicarsi della sua ex ragazza. Zuckerberg gli chiede allora: "e poi, come è andata, con lei?" "Lei chi?". Mentre in Parker il desiderio di vendetta è fermo alla mera cinica soddisfazione per il successo ottenuto, sembra che in Zuckerberg ci sia qualcosa di più profondo. Sembra, sopratutto, che si comporti ancora da amante tradito. Che malgrado tutto, non riesca a diventare davvero un uomo senza emozioni. Come gli dice l'assistenza legale: "Non credo che tu sia uno stronzo, credo che ti piaccia comportarti come tale".
La seconda scena chiave, è il (meraviglioso) finale. Il fondatore di Facebook si decide finalmente a "chiedere l'amicizia" alla sua ex Ragazza. E rimane lì, ad aggiornare costantemente la pagina, in attesa della risposta.  Il miliardario più giovane della storia, è, in fin de' conti, un uomo profondamente solo.

Voto: 8/10


Ps

Ogni volta che vedo questo film penso ad A.
Penso a quando taggavamo foto sceme.
Ci mandavamo msg privati senza senso.
Penso che attraverso Fb, più di Twitter, era possibile ricostruire ogni evoluzione del nostro rapporto. Graz, Budapest, Venezia, Brasile, Italia, Germania, Rep Ceca.
Penso, davvero, sia amaro, la persona che ha contato di più nella mia esistenza, non esista più.
Penso, che sia triste, e senza senso, il modo ridicolo in cui sia finito tutto.
E che un titolo perfetto per la mia vita, potrebbe essere: "La tragedia di un uomo ridicolo"

1 commento:

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